13 dicembre 2009

Debacle Juve, ma Ferrara resta. Perchè?

La pesante sconfitta di Bari cancella definitivamente le ultime scorie della vittoria bianconera sull'Inter di sabato scorso, e riapre anche in campionato lo stato di crisi. Dopo l'eliminazione dalla Champions League, la Juventus non riesce a rialzare la testa neanche in campionato, e sul campo del divertente undici di Ventura arriva un crollo che sa di resa incondizionata. Se oggi Inter e Milan fanno bottino pieno, anche lo scudetto diventerà poco più di un miraggio.

Ferrara, timoniere di una squadra sempre più alla deriva, tuttavia gode ancora (almeno a parole) della piena fiducia dei vertici bianconeri, intenzionati a portare avanti il progetto intrapreso con l'ex difensore napoletano. Ci si chiede, a questo punto, il perchè.

Le condizioni per un cambio della guardia ci sarebbero tutte. Ferrara nelle ultime, decisive settimane, ha dato dimostrazione di avere le idee tutt'altro che chiare sia sul modulo tattico, sia sui relativi interpreti: i continui cambiamenti hanno portato nella testa dei giocatori tanta, tanta confusione, e lo stato di allarme rosso si sintetizza nelle parole di Diego, che dopo il ko di Bordeaux si era lasciato andare, a caldo, ad un pesante "Non capiamo Ferrara". Più eloquente di così, si muore.

Ferrara ha cambiato troppo, e spesso in modo scriteriato, fornendo così ad un gruppo già di per sè nuovo pochi punti di riferimento. Il progetto partiva con il rombo, poi messo da parte per un fantasioso 4-2-3-1, passando occasionalmente per 4-4-2 e 4-3-3: il risultato è che la coperta di Linus è risultata sempre troppo corta, e ogni teorico correttivo si è ritorto come un boomerang sul giovane tecnico, che si è ritrovato per le mani una squadra in piena crisi di identità.

Tra i giocatori si è probabilmente andato a creare un clima di scarsa fiducia nei confronti dell'allenatore, e questo si traduce con prestazioni prive di grinta e capacità di reazione, oltre alle evidenti carenze di gioco dimostrate finora. La prestazione tutto cuore (e poco altro) contro l'Inter rappresenta una piccola eccezione, in una gara che per tradizione si "prepara da sola" e fornisce ai calciatori motivazioni importanti senza bisogno di iniezioni di fiducia esterne. La squadra sembra non remare più nella stessa direzione del tecnico, e questa è una ragione che da sola basterebbe a giustificarne un avvicendamento sulla panchina.

Preoccupante, inoltre, la dichiarazione di una Ferrara sempre più allo sbando a fine gara: "Il ko è inspiegabile, ai miei giocatori non ho nulla da rimproverare: la palla non voleva entrare". La verità è che, rigore fallito da Diego a parte, di ragioni per la sconfitta dei bianconeri ce ne sono a bizzeffe, e mascherare una prestazione sconclusionata come quella di ieri sera come una serata sfortunata è chiaro segnale di un Ferrara che ormai ha perso il bandolo della matassa.

Attenzione però, questo non vuole essere un processo rivolto unicamente al tecnico, che ha tante colpe ma che condivide il probabile fallimento del progetto con una dirigenza assolutamente inadeguata. Cacciare un tecnico esperto come Ranieri in quel modo poco elegante, ritenendolo un tecnico non da grandi traguardi, e affidare poi la panchina ad un allenatore senza esperienza, è stata una scelta quantomeno discutibile. E il paragone tra i due oggi è più che mai impietoso: il romano, che non disponeva certo della rosa di Ferrara, a dicembre era in piena corsa per il titolo, e la sua Juve nonostante i mille infortuni aveva superato il turno di Champions League, vincendo alla grande il girone con il Real Madrid. Alla lunga poi la squadra è andata spegnendosi, non disponendo di mezzi adeguati per competere ai massimi livelli, ma finchè ha potuto, ha lottato.

Qui invece si parla di una Juventus che ha perso quattro delle ultime cinque partite (incassando 12 gol e segnandone la miseria di 4), che è già fuori dalla Champions e che in campionato rischia di lasciarsi scappare il treno formato dalle due milanesi, e che è in piena involuzione tecnico-tattica. La sopravvalutata campagna acquisti di agosto ha fornito false speranze ai supporters, che adesso si ritrovano con un Cannavaro impresentabile e ormai ridotto ad ex-giocatore (lo dico da mesi), un Melo strapagato ma che finora si è rivelato un flop, e un Diego che continuo a ritenere un campione, ma che non riesce a trovare la giusta collocazione nel marasma bianconero. Intanto, Firenze ringrazia per C. Zanetti e Marchionni, arrivati come scarti e ora perni della Fiorentina di Prandelli, e Sissoko è pronto a fare le valigie per Monaco di Baviera, irritato per come è stato finora curato dai medici bianconeri.

Raramente l'esonero è la medicina giusta per rimettere in piedi la baracca, ma in questo caso specifico credo che possa essere l'unica soluzione per non andare alla deriva o quantomeno per tamponare la falla. Fuggito nella fredda Russia Spalletti, tanti indizi convergono al nome più clamoroso, quello di Roberto Mancini, come eventuale successore di Ferrara in caso di ribaltone.

Ma tanto Ferrara resta fino a fine stagione, lo ha detto Blanc. Non lo aveva detto anche di Ranieri?

1 commento:

  1. Ciao, eccomi qui come promesso.
    Andiamo con ordine.
    Riguardo Ferrara credo che rimarrà in sella a meno che non sia lui stesso a dimettersi, cosa che non reputo molto probabile.
    Rimarrà in sella perché altrimenti sarebbe un implicito segnale di incompetenza dei dirigenti Juve, che dopo aver sostanzialmente allontanato Deschamps prima e ranieri dopo si ritroverebbero a cambiare il quarto tecnico in meno di tre anni e mezzo, peggio del ventennio moratti all’inter.
    Il più grosso errore di Ferrara è stato quello della personalità.
    Ha cominciato il campionato con un rombo che ha accantonato dopo i primi intoppi, passato al 4-2-3-1 la storia è stata la stessa, e cosi ha cominciato a dare i numeri. Ha cominciato ad alternare i moduli nella stessa gara, ha pasticciato con i giocatori in campo ed occasionalmente ha pure rispolverato il 4-4-2 ranieriano con ovvio fallimento annesso perché ormai non ci sono più gli uomini per quel modulo.
    Nedved e Marchionni non ci sono più e Diego esterno è improponibile.
    Più o meno è da metà settembre che vado scrivendo da tutte le parti una preghiera per Ciro, cioè di scegliere un solo modulo e lavorare su quello perché altrimenti i giocatori in campo non hanno più ordine, geometrie e idee.
    La Juve in queste ultime settimane non ha più “forma” sono undici ragazzi sparpagliati per il campo.
    Detto questo va notato che alla Juve dal 2006 ad oggi c’è un problema infortuni ormai diventato cronico e imbarazzante.
    Credo che l’unica possibilità sia un cambio radicale del settore medico/atletico.
    Un saluto
    Marco

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