18 maggio 2013

Chelsea, dove l'improvvisazione diventa vincente


Progetto, che parola meravigliosa. Tranquillizza, dà fiducia, sorregge il peso di qualche capitombolo iniziale, e soprattutto negli ultimi tempi è considerata l'unica via percorribile per arrivare al successo. Il PSG ha sposato la via più semplice, improntando una politica di aggressione senza ritegno al mercato grazie a capitali illimitati, Bayern e Dortmund hanno costruito negli anni corazzate molto diverse ma accomunate da una gestione oculata e sempre proiettata al futuro, in Italia la Juventus con Conte e il nuovo stadio ha trovato la via per dominare la Serie A e riacquistare credibilità in Europa, e così via.



Eppure, negli ultimi tre anni c'è stata una squadra che ha praticamente vinto (quasi) tutto quello che c'era da vincere, senza che nei suoi successi si intravedesse una progettualità, un'idea di gioco nè la forte mano di un tecnico: è il Chelsea, fresco vincitore dell'Europa League ai danni di un Benfica che se avesse avuto là davanti il Torres visto l'altra sera avrebbe certamente portato a casa il trofeo.

Riprendo un mio tweet, in cui ho concentrato (per via della struttura della piattaforma di microblogging) un concetto che vorrei discutere meglio qui senza limiti di spazio e caratteri:

Il calcio è strano, e nel caso specifico lo è stato in modo particolare. Abramovich, che dopo aver creato una squadra formidabile a suon di milioni di euro aveva vissuto per nove anni con l'ossessione di quella Champions League spesso vicina ma mai sollevata al cielo da John Terry, paradossalmente ha coronato il suo sogno nella stagione peggiore della sua gestione, iniziata col flop Villas Boas e conclusa trionfalmente dal suo vice Roberto Di Matteo.

Se vogliamo dirla tutta, prima del successo di Monaco di Baviera del maggio scorso la coppa dalle grandi orecchie era stata davvero a un passo dai Blues solo in un'altra occasione. Allo stadio Lužniki di Mosca, il 21 maggio del 2008, capitan Terry aveva tra i piedi il pallone che avrebbe potuto decidere la lotteria dei calci di rigore nella finale tutta inglese contro il Manchester United, ma il goffo scivolone del difensore spianò la strada alla vittoria dei Red Devils. Sulla panchina dei londinesi sedeva "a tempo" l'israeliano Avram Grant, subentrato a quel Josè Mourinho che in tre anni si era fermato per due volte in semifinale. Scherzo del fato, casualità, chiamatela come volete ma tant'è: senza il sergente Josè, la Champions League venne mancata di un niente.

Vogliamo continuare? Al posto di Grant arrivò Felipe Scolari, ma il suo Chelsea faceva acqua da tutte le parti e a febbraio fu sostituito da Guus Hiddink. Risultato finale, vittoria della FA Cup e finale di Champions sfumata al minuto 93 a causa della perla di Iniesta e delle nefandezze di Ovrebo che mandarono su tutte le furie soprattutto Drogba (che si beccò inizialmente 4 giornate di squalifica).

La conferma di Di Matteo per la stagione 2012-13 arrivò dopo un tira e molla durato settimane, tra la voglia di Abramovich di portare a casa il sogno-Guardiola e l'oggettiva difficoltà nel licenziare chi in pochi mesi era stato capace di ricomporre le macerie della gestione Villas Boas (la cui idea di calcio era stata ben presto rigettata) entrando nel cuore dei tifosi e portando a casa il trofeo più importante della storia del club, oltre alla sempre prestigiosa FA Cup.

Tecnico confermato controvoglia dura comunque poco, e questo si sa: l'ex centrocampista della Lazio venne esonerato dopo il pesante ko di Torino contro la Juventus, e il magnate russo affidò la guida tecnica della squadra all'impopolare Rafa Benitez, suscitando il malcontento di coloro che nello spagnolo avevano visto per anni un nemico giurato e mai gli perdonarono alcuni strali lanciati contro Mourinho e la tifoseria Blues stessa ("I tifosi del Liverpool non hanno bisogno di ricevere le bandierine di plastica dal proprio club, per incitare la squadra", tanto per citare una frase ironica del tecnico). La sconfitta nel Mondiale per Club costituì il punto più basso della gestione Benitez, sull'orlo dell'esonero in più di una occasione ma sempre in sella nonostante niente sembrasse giustificare la sua presenza a Stamford Bridge.

Alla fine, con il terzo posto in Premier praticamente blindato e l'Europa League vinta al fotofinish, la stagione del Chelsea si chiude ancora una volta con un saldo positivo: Mourinho stavolta erediterà una squadra che in tre anni ha vinto una Premier, due FA Cup, una Champions League ed una Europa League. Cambiando cinque allenatori, ma in fondo quando si vince tutto questo non importa a nessuno.

Se generalmente il messaggio che si vuole far passare è che l'esonero di un tecnico raramente porta benefici nel medio-lungo periodo, Abramovich in questi anni ha di fatto costruito sugli avvicendamenti in corso d'opera una buona fetta dei successi recenti. Chiaro che questo non possa costituire un paradigma gestionale, ma al russo a quanto pare è andata sempre piuttosto bene e dubito ci penserà due volte a cambiare ancora qualora le cose dovessero mettersi male in futuro.

Volendo guardare la cosa dall'altro lato, la conclusione che si può trarre è che probabilmente, se le cose sono andate meglio (almeno in termini di risultati) "dopo", evidentemente le scelte estive sono quasi sempre state incompatibili con le esigenze di una rosa che non si è mai rinnovata totalmente e che ha sistematicamente rigettato qualsiasi tecnico volesse apportare rivoluzioni tattiche o compiere scelte nette rispetto al passato. Villas Boas voleva proporre un modello di calcio offensivo con una difesa altissima, pressing vertiginoso e possesso palla, tagliando fuori senatori come Lampard e Drogba: fu un suicidio.

L'improvvisazione ha vinto su tutta la linea, grazie anche ad un contributo considerevole di quella fortuna che era invece mancata in contesti differenti e più organizzati. Non saranno mai un modello da seguire, ma Roman per adesso se la gode: se spendi 58 milioni per Torres per l'opinione pubblica sei un pirla, ma se li spendi e vinci lo sarai molto, molto meno.

Antonio Capone (twitter - @tonycap83)

2 commenti:

  1. www.pianetasamp.blogspot.com
    Sono sempre stato dell'idea che in un top club come è per l'appunto il Chelsea l'allenatore sia meno importante rispetto a una squadra di fascia medio-bassa e questo tourbillon di mister potrebbe dimostrare la fondatezza della mia tesi...ciao!

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  2. Mah Andrea, io penso che l'allenatore rivesta sempre un ruolo di primo piano, semplicemente in squadre di campioni si "insegna" meno calcio e si lavora di più su altri aspetti altrettanto importanti.


    Fermo restando che senza 4-5 botte di culo il Chelsea avrebbe vinto 0 dei trofei sollevati da due anni a questa parte :)

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